C/2019 Y4 (ATLAS), la cometa che solca i nostri cieli in questi giorni, e che si avvia verso il suo perielio, cioè il punto di massima vicinanza al Sole, negli ultimi giorni di Maggio, da cui poi comincerà il suo “viaggio di ritorno”, appartiene invece a un’altra famiglia, quella delle comete a lungo periodo (Long Period Comets), con periodo orbitale superiore ai 200 anni. Come diverse comete di questa famiglia, proviene dalla nube di Oort, una nube sferica di comete che si estende ben al di là di 1000 Unità Astronomiche dal Sole (ossia circa 150 miliardi di km). Alcune di queste comete, partendo dagli ipotetici estremi confini della nube di Oort, possono impiegare anche 30 milioni di anni per completare un solo giro intorno al Sole. C/2019 Y4 (ATLAS) (che si chiama così grazie alle complicate regole di denominazione dettate dall’IAU, l’International Astronomical Union, e contiene nel suo nome quello del sistema di telescopi hawaiani che hanno permesso la scoperta) ha un periodo di circa 6000 anni (il che significa che certamente non la potremo riosservare mai più) e un’inclinazione di circa 45° rispetto all’eclittica (il piano su cui ruotano quasi tutti i pianeti intorno al Sole). Grazie al suo “diagramma orbitale” possiamo vedere il tragitto percorso dalla cometa finora (il diagramma in figura è aggiornato alla mezzanotte del 31/3) e quello che percorrerà nei prossimi mesi, mentre si avvicina al suo perielio, previsto a soli 38 milioni di km dal Sole, e poi si riallontana verso i confini del Sistema Solare.
In questo momento C/2019 Y4 (ATLAS) è a circa 150 milioni di km dalla Terra ma il suo veloce cammino lungo l’orbita la porterà ad avvicinarsi a noi sempre di più, fino a raggiungere il suo perigeo (il punto più vicino al nostro pianeta) il 23 Maggio, a circa 117 milioni di km (niente paura, una distanza di tutta sicurezza: basti pensare che la Luna ci orbita intorno ben più vicina, a poco più di 300000 km).
Diagramma orbitale della cometa C/2019 Y4 (ATLAS) (da Horizon DataBase), in alto rispetto ai pianeti esterni del nostro Sistema Solare (Giove, Saturno, Urano, Nettuno), in basso rispetto a quelli interni (Mercurio, Venere, Terra, Marte), in uno zoom della parte centrale della precedente. La traiettoria della cometa è indicata in bianco.
La combinazione dell’avvicinamento al Sole a una distanza insolitamente piccola per una cometa e della sua attività in questi mesi che precedono il perielio, che sta facendo sì che C/2019 Y4 sia già eccezionalmente luminosa rispetto alle sue simili, fa ben sperare in uno spettacolo affascinante da ammirare nei nostri cieli di tarda primavera, se la cometa dovesse mantenere il ritmo di incremento luminoso che sta facendo registrare in queste settimane. Nei giorni precedenti al suo perielio (fino al 20 Maggio circa) sarà probabilmente osservabile con un buon binocolo (o addirittura a occhio nudo) un paio d’ore dopo il tramonto, guardando verso Nord-Ovest, a circa 40° sull’orizzonte (naturalmente – questo vale come regola generale per le osservazioni degli oggetti celesti – più il luogo di osservazione sarà buio e lontano dalle luci della città, più i colori della cometa saranno visibili e distinti). Purtroppo proprio al suo perielio sarà troppo vicina al Sole per poter essere osservata.
A proposito di colori, le suggestive immagini che stanno circolando sul web in questi giorni (riprese con telescopi amatoriali) ci danno già un’idea della natura di questo oggetto, in attesa di studi eseguiti con telescopi professionali che sono in grado di ottenere anche un’analisi spettroscopica (cioè della composizione dettagliata dei componenti della chioma e della coda). La chioma si presenta infatti soprattutto con colori verde-blu, caratteristici della presenza predominante di gas, rispetto a colori più bianco-gialli, caratteristici di una predominanza della componente solida e cioè di polveri. Il colore verde è in genere associato alla presenza del carbonio biatomico (C2). Avvicinandosi al punto di massima irradiazione solare, la cometa potrebbe cambiare anche di molto il suo aspetto, cominciando a sviluppare code diversamente colorate a seconda dei componenti che prevalgono nella sua chioma.
Le aspettative per il passaggio al perielio sono molto alte, tuttavia non dobbiamo dimenticare ciò che una volta ebbe a dire il famoso “cacciatore di comete” canadese Davide H. Levy: “le comete sono come i gatti: hanno la coda e fanno esattamente quello che vogliono”, il che non è sempre quello che ci si aspetta. Già altre volte, come nel 2000 nel caso della cometa C/1999 S4 (LINEAR), per la quale si prospettava il raggiungimento di una magnitudine (cioè luminosità) analoga a quella di C/2019 Y4 (ATLAS), lo scenario è cambiato improvvisamente a seguito di un evento di disgregazione del suo nucleo, innescato proprio dall’eccessiva esposizione al calore del Sole durante il suo avvicinamento alla nostra stella. Il destino di C/2019 Y4 (ATLAS) in questo senso dipende dalla dimensione e dalla struttura del suo nucleo, sul quale però non si sa ancora quasi nulla. C’è la suggestiva ipotesi che esso possa essere uno dei pezzi di un nucleo cometario ancora più grande, che frantumandosi in passato (ma quando, è impossibile saperlo) ha creato, oltre a C/2019 Y4 (ATLAS), anche la Grande Cometa del 1844, la cui orbita ricostruita è molto simile a quella del visitatore odierno.
In effetti anche la Atlas Y4 non smentisce la natura imprevedibile delle comete. Secondo le ultime osservazioni (ATel #13662) è iniziato il processo di frammentazione del nucleo che porterà a un calo di luminosità. I dettagli nell’articolo di Media Inaf:
Tutto su Atlas, la cometa che non vedremo mai
“In INAF-OAR è attivo un gruppo di Planetologia che si occupa di piccoli corpi, composto da Elena Mazzotta Epifani, Elisabetta Dotto, Davide Perna, Simone Ieva. In occasione dell’arrivo della cometa, Elena ci parla un po’ di questi affascinanti corpi celesti”